La Serbia introduce un nuovo obbligo finanziario per gli inquinatori nazionali: una tassa di quattro euro per ogni tonnellata di anidride carbonica (CO2) ed altri gas equivalenti.
Questa misura, definita nel Disegno di legge sulla tassa sulle emissioni di gas a effetto serra, fa parte della risposta della Serbia al Meccanismo dell’Unione Europea di adeguamento transfrontaliero del carbonio (CBAM).
L’obiettivo dell’introduzione di questa tassa è duplice: incentivare le aziende nazionali a ridurre l’inquinamento nonché permettere loro di detrarre tale importo dalla tassa CBAM in caso di esportazioni verso l’UE. In questo modo, si garantisce che il denaro, invece di confluire completamente nel bilancio UE, rimanga in Serbia.
Parallelamente, è in corso una consultazione pubblica su un’altra legge relativa alla tassa sull’importazione di prodotti ad alta intensità di carbonio, il cui scopo è proteggere i produttori nazionali dalla concorrenza più economica proveniente da paesi che non applicano tasse simili.
La tassa sulle emissioni non riguarderà tutti i soggetti economici, ma esclusivamente le persone giuridiche e gli imprenditori che, in qualità di operatori di impianti, hanno l’obbligo di possedere un permesso per le emissioni di gas a effetto serra (GHG).
La legge individua con precisione cinque settori ad alta intensità energetica e emissiva:
- Produzione di fertilizzanti artificiali e composti azotati
- Produzione di cemento
- Produzione di ferro, acciaio e leghe ferrose
- Produzione di alluminio
- Produzione di energia elettrica
Secondo le stime, queste attività sono responsabili di oltre il 57% delle emissioni totali di GHG in Serbia, rendendole prioritarie per l’introduzione di misure di riduzione dell’inquinamento.
L’applicazione delle due leggi è prevista a partire dal 1° gennaio 2026, in concomitanza con l’entrata in vigore del meccanismo CBAM nell’UE.
